Procedure chirurgiche epatobiliari durante chirurgia citoriduttiva e chemioterapia ipertermica intraperitoneale
La prognosi a lungo termine dei pazienti con tumori peritoneali è notevolmente migliorata dopo l'introduzione della chirurgia citoriduttiva e della chemioterapia ipertermica intraperitoneale.
Tuttavia, la chirurgia citoriduttiva può essere associata ad elevata morbilità post-operatoria.
Uno studio retrospettivo ha analizzato l'influenza della chirurgia epatobiliare come parte della chirurgia citoriduttiva sulla prognosi post-operatoria a breve termine del paziente.
Tra il 2005 e il 2008, un totale di 63 pazienti su 252 ( 25% ) con neoplasie della superficie peritoneale sottoposti a chirurgia citoriduttiva e chemioterapia ipertermica intraperitoneale ha richiesto un intervento di chirurgia epatobiliare.
La resezione epatica è stata effettuata in 22 soggetti, la resezione della capsula di Glisson in 39, e la resezione del dotto biliare in 2.
L'età media della popolazione in studio era di 49.3 anni; 34 pazienti ( 54% ) erano donne.
La completa citoriduzione macroscopica è stata raggiunta in 59 pazienti ( 93.7% ). La degenza media è stata di 18 giorni.
In tutto, 22 pazienti hanno sviluppato complicanze minori ( 35% ), come febbre moderata, dolore, o la guarigione della ferita per seconda intenzione.
In 21 pazienti ( 33% ), si sono verificate complicanze gravi, più comunemente pancreatite e ascesso addominale; 3 pazienti ( 4.8% ) hanno sviluppato una perdita biliare, e di questi, 2 hanno dovuto essere rioperati.
In conclusione, le procedure epatobiliari devono essere effettuate in un massimo di un terzo dei pazienti e sono associate a un basso tasso di complicanze specifiche, come perdite biliari. ( Xagena_2010 )
Glockzin G et al, Ann Surg Oncol 2010; Epub ahead of print
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